La mission della Fondazione Paolo Ponterio secondo il fondatore sig. Giuseppe
Ponterio
Perché esistiamo?
Tra i primi motivi dell’esistenza della Fondazione c’è il tentativo di far rimanere in vita e
di onorare la persona che tu vuoi sia ancora tra noi: tu crei tutti gli elementi per
riportare questa persona a vivere con te.
Un altro motivo è la fatica di nove anni di lavoro; io e mia moglie abbiamo buttato il
sangue, così come chi è venuto prima di noi.
C’è una convinzione di fondo: attraverso questa formula si sviluppano le risorse di
famiglia.
Avrei potuto spezzettare il terreno in tante piccole parti, ma avrei probabilmente sortito
un effetto drastico, forse avrei conosciuto un anfratto in Aspromonte. Oppure lo
sminuzzamento avrebbe potuto avere l’effetto di una bomba la cui esplosione perdura
anche nell’arco di dieci anni.
La Fondazione esiste perché rappresenta l’unità familiare attraverso cui stabilire
principi, diffondere ricchezza, ma mai finalizzata alla distruzione.
Esiste perché è un’ eredità etica fatta di tradizione, di racconti, di espressioni.
Vanno mantenute umide le radici di questo albero, con orgoglio.
Esiste perché è un modo per inventare progresso.
Per chi lavoriamo?
Per chi c’è dentro. Non si può prescindere dallo scoprire le attitudini di ognuno.
Una volta scoperte, il sistema deve andare avanti con forza.
Come vogliamo migliorare?
Riuscendo a formare lo staff ed in particolare una persona che dopo di me si sforzi di
rendere concreto e ricco questo sodalizio, questa impresa che deve avere utili la cui
destinazione va vista e curata. Un motore da curare, rifornire, arricchire con la cultura
e la modestia.
Su cosa siamo proiettati?
Nel creare e diffondere ricchezza. Una ricchezza fatta di soldi e di idee.
Su cosa accettiamo la valutazione?
La valutazione può provenire da qualsiasi prospettiva purché si cresca.
Ho lavorato più con l’istinto che con la ragione. Ho capito e scoperto che se avessi
programmato tutto, avrei spogliato il progetto della propria spontaneità.
Su cosa pensiamo di poter contare?
Questo è il dramma! Su gente che condivide l’impostazione della Fondazione. Tutto ciò
è difficile sol perché persino all’interno della stessa famiglia è arduo trovare questa
comunione di impostazione. E’ importante, quindi, creare lo staff. In fondo c’è la
vanità di pensare di essere ricordato.
Se non ci fossimo, chi ne sentirebbe la mancanza?
Chi c’è dentro e nelle immediate vicinanze perché al di fuori delle risorse esistenti c’è
povertà. Se tutto cadesse nelle mani sbagliate, si perderebbe il valore e la concretezza.
Come pensiamo di aumentare le risorse umane?
Con la fortuna! Non è facile competere con chi non si avvicina con grande amore.
Orgoglio familiare addizionato all’amore.
Come pensiamo di coinvolgerci (con quale ruolo) in questo organismo?
Dipende dalle attitudini. Io sarei il confessore che si mette davanti allo specchio e parla
senza ipocrisia, senza falsità o falsi scopi.
In modo umano, uno specchio d’acqua attraverso il quale vedere, nonostante tutto ciò
che lo abita.